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Il caos era ampiamente prevedibile e sicuramente evitabile o, quanto meno, contenibile.

E invece, migliaia di "vecchietti" come il sottoscritto, dalle prime ore di questa mattina, 1 febbraio, combattono e fanno a spintoni fra di loro, anche senza vedersi e toccarsi, per imboccare la strettoia che dovrebbe consentire di accedere alla piattaforma della Regione Lazio per prenotare la sospirata vaccinazione anti-Covid19.


La cronaca di una battaglia persa.

Sono le 7,30, ora annunciata per l'apertura della piattaforma. Mia moglie ed io, entrambi 85enni, siamo già ai posti di combattimento. Lei, che ci vede, si piazza al computer e allo smartphone, chi scrive, non vedente e quindi un po' meno rapido con il PC, si arma con due telefoni e comincia a sparare chiamate al numero indicato dalla Regione, 06.164.161.841. Usando il tasto di ripetizione su entrambi i telefoni, riesce a fare due chiamate ogni 10 secondi, ma il risultato è disperatamente sempre lo stesso: un segnale di "occupato" più veloce del solito. Dopo quattro ore di gesti automatici e ripetitivi che fanno venire in mente Charlie Chaplin nel famoso film "Tempi moderni", si prova a fare qualche tentativo sul numero verde della Regione Lazio, riservato alle persone disabili, 800.118.800. E qui il risultato cambia. Dopo un centinaio di tentativi inutili, finalmente si sente una voce umana, anche se registrata, che snocciola quasi un minuto di informazioni varie. Dopo tante migliaia di "Bip, bip", il cuore si apre alla speranza, come capitò ai marinai di Cristoforo Colombo quando la vedetta strillò  "Terra, terra!". Ma purtroppo si scopre presto che si trattava di un miraggio: la stessa voce angelica, ma ora con le sembianze di una strega, sussurra gentilmente: "A causa dell'intenso traffico, si prega di richiamare".

Dopo un'altra ora, si torna al numero precedente, che, almeno, non crea false illusioni.

Nel frattempo la moglie, che ha aperto due browser per avere doppie possibilità, continua ad incitare con il pensiero la ruota del caricamento della piattaforma a girare più veloce, ma trascorrono decine di minuti prima di varcare la sospirata soglia. E questa non conduce a un porto sicuro, ma ad acque tempestose, infestate da infondati messaggi di errore, da chiusure improvvise della pagina proprio quando si era in vista del traguardo, da misteriose  richieste di collegarsi con 3G o con wifi, come se si stesse operando con uno smartphone invece che con un PC, e la casistica è ancora più ampia.

Le cinque o sei volte in tutta la giornata in cui si è riusciti ad arrivare fino ad una delle strutture previste, si viene respinti dal guardiano di kafkiana memoria che dichiara che l'ingresso era solo per te, ma ora è chiuso per sempre. In realtà, molto più prosaicamente, la stringa sullo schermo dice "Nessuna disponibilità."  

Alle 18,30, dopo undici ore di fatica e di stress, con un solo intervallo per uno spuntino, finalmente si ottiene una data: il 15 marzo alle 16,20. Evviva! Ma la gioia è di breve durata: quando si clicca per accettare si viene informati che un'altra persona in quello stesso istante ha preso quell'appuntamento. E il software è così grezzo da non proporre subito uno slot per i 10 minuti successivi, ma ti costringe a ricominciare da capo e passare un'altra ora prima di rientrare in gioco.

È inconcepibile che nell'era dell'intelligenza artificiale non si trovi un sistema migliore.

Sono le 20,30 e decidiamo che non ce la facciamo più.  Forse riproveremo a mezzanotte.